Silvia Deacutis

Psicoterapia

L’approccio psicoterapeutico adottato dalla Dott.ssa Silvia De Acutis è un approccio integrato in cui l’orientamento psicodinamico viene opportunamente combinato con tecniche ed approcci di altri orientamenti di riconosciuta efficacia clinica (cognitivo-relazionale), in funzione delle caratteristiche del soggetto e delle sue specifiche problematicità. Partendo da questa impostazione il lavoro psicoterapeutico si configura come un percorso a cui paziente e terapeuta partecipano attivamente all’interno di un clima accogliente e non giudicante, fondamentale per conoscere se stessi, affrontare le proprie problematiche e scoprire il proprio potenziale. All’interno del trattamento terapeutico vengono esplorati gli atteggiamenti, le modalità affettive e cognitive con cui il soggetto si rapporta con se stesso e con gli altri, per consentire un’evoluzione personale che tenga conto di tutte queste dimensioni e rappresenti l’equilibrio personale ed interpersonale ottimale per il singolo soggetto in rapporto al suo contesto di vita. A tal fine col lavoro terapeutico si cerca di promuovere e preservare uno stile "personale" supportato da una maggior conoscenza di sé e dall'apprendimento e/o il potenziamento di abilità di coping, fondamentali nelle relazioni interpersonali nei diversi contesti socio-lavorativi, come: le social e le soft skills includenti differenti capacità tra cui quelle di comunicazione, di problem solving, di automotivazione, di gestione dei conflitti, di leadership, etc. Si interviene, quindi, non solo su condizioni francamente psicopatologiche, ma anche su disagi e difficoltà in cui il soggetto incorre in specifici momenti o fasi della sua vita avvertendo di non riuscire a sostenerle e a gestirle. Ogni individuo ha specifiche vulnerabilità che possono rimanere latenti per periodi più o meno lunghi della propria vita e le ragioni per cui ad un certo punto queste emergono e si fanno “sentire” hanno una spiegazione “unica” per ogni soggetto.

La personalizzazione del trattamento psicoterapeutico è fondamentale per l’efficacia dello stesso e implica tener conto di numerose variabili che consentono di contestualizzare opportunamente il disagio del soggetto: fondamentali sono le caratteristiche del soggetto, età inclusa; la fase di vita che il soggetto sta attraversando; la qualità e l’entità del suo disagio. La personalizzazione del trattamento non riguarda solo l’applicazione di certe tecniche anziché altre e gli obiettivi da perseguire, ma anche la durata e la frequenza del trattamento stesso. Per questa ragione il trattamento è preceduto da due/tre colloqui iniziali al termine dei quali la Dott.ssa fornirà una restituzione sulla condizione del soggetto e sugli obiettivi e le modalità del trattamento.

Infine nel trattamento, una dimensione ritenuta importante in termini di approccio “globale” al soggetto è il concetto di unità mente-corpo, fondamentale sia che si ragioni in termini di “normalità” che in termini di “psicopatologia”. In generale, infatti, l’immagine e la percezione che ognuno ha di sé è una rappresentazione mentale, una sorta di cornice psichica che fonde aspetti affettivi e cognitivi, che però ha radici corporee. Inizialmente, infatti, l’immagine che ognuno ha di sé si costituisce attorno a informazioni percettive di natura corporea-psicosensoriale, primariamente di tipo olfattivo ed uditivo. Successivamente essa diviene via via più mentalizzata grazie alla capacità delle figure di accudimento di decodificare le emozioni dell’infante e rispondere adeguatamente agli annessi bisogni primari. Questo delicato processo di “sintonizzazione” delle figure genitoriali col vissuto del neonato, rappresenta la base della nostra “psiche”.

Tutto ciò che contribuisce ad alterare o a destabilizzare la rappresentazione che si ha di sè, genera disagio e profondo malessere. Si potrebbero elencare una serie infinita di situazioni che vanno dal disagio dell’adolescente che va incontro a repentini e sostanziali cambiamenti corporei, ai cambiamenti fisiologici che si verificano con l’età sia a livello corporeo che psichico, fino ad alterazioni della propria immagine e percezione di sé riconducibili a quadri psicopatologici (ansia, depressione…..) o a condizioni traumatiche rappresentabili ad esempio da disturbi di stampo medico come le neoplasie.

La Psicoterapia con il paziente oncologico ed i familiari.

Il lavoro col paziente oncologico è un lavoro estremamente delicato all’interno del quale è impossibile non tener conto dell’alterazione affettiva-cognitiva, fisica e sociale a cui è soggetta l’identità del paziente stesso. Dal punto di vista emotivo il soggetto, come pure i suoi familiari possono sentirsi emotivamente “congelati”; o al contrario possono essere sopraffatti dalle emozioni stesse; lo stesso può dirsi dei processi cognitivi. Si ha a che fare con una patologia tutt’altro che invisibile anche in termini corporei e che mette a dura prova il paziente oncologico ed i suoi familiari, potendo comportare un forte senso di solitudine e di impotenza accanto ad uno stato di isolamento sociale. Anche in queste condizioni però col lavoro psicoterapeutico si scoprono sorprendenti capacità di reagire e risorse che talvolta non si sapeva o si pensava di avere anche in condizioni di salute. Si ritrova la progettualità pur mantenendo un contatto con la realtà, si riscoprono gli affetti e possibilità di comunicazione più ricche dal punto di vista affettivo che creano vicinanza, supporto, a prescindere dalla propria condizione di “malato” oncologico.

Essere “liberi” dalla patologia significa in primo luogo sentirsi persona e non malato; essere visti anche per quello che si è, per quello che si desidera e per quello che si potrebbe continuare ad essere, andando oltre la “diagnosi”. Il paziente oncologico attraversa differenti fasi “esistenziali” dal momento della diagnosi; lo scopo del lavoro psicoterapeutico è accompagnare il paziente aiutandolo nell’elaborazione della sua condizione e a dar voce al suo vissuto. In parallelo lo stesso accade ai suoi familiari, che non meno del paziente necessitano di un supporto psicologico. Sia il paziente che i suoi cari hanno bisogno di trovare un condizione interna che consenta loro di affrontare la situazione con consapevolezza e un adeguato assetto psichico. L’esperienza che il paziente oncologico ed i suoi familiari si trovano a dover affrontare e gestire è quella della perdita che va intesa in senso lato: la perdita della precedente condizione di salute, di una certa qualità della vita e della condizione psichica antecedente alla diagnosi. Questa particolare condizione psico-fisica, col supporto terapeutico può essere elaborata e gestita consentendo al paziente ed ai suoi familiari di essere accompagnati e sostenuti in un percorso che sarebbe ancora più difficile isolandosi col proprio dolore e le proprie paure. Lo psicologo-psicoterapeuta essendo una persona estranea al nucleo familiare offre una condizione vantaggiosa di terzietà che consente all’utente (paziente o familiare) di parlare liberamente senza doversi filtrare nella comunicazione. In questo senso l’utente è libero di esprimere in modo autentico il proprio stato d’animo e le proprie angosce e preoccupazioni. Nell’ambito della relazione terapeutica, la possibilità di elaborare lo scenario che ruota intorno alla malattia, consente col tempo sia al paziente che ai familiari di riuscire a guardare oltre la malattia recuperando la propria progettualità nella dimensione del presente e del futuro. La parola cancro evoca una serie di pensieri, emozioni ed aspettative negative che congelano il tempo al momento x della diagnosi, come se inequivocabilmente non ci fosse più spazio per la vita presente e futura. Questa dimensione psichica incide pesantemente sull’assetto emotivo del paziente e dei relativi familiari e sulla disposizione ad affrontare la patologia e le cure per essa. Il lavoro psicoterapeutico mira a riabilitare tutte le risorse a disposizione del paziente e dei familiari per fronteggiare la malattia in modo “sano” (propositivo) in alternativa ad un atteggiamento passivo e di rassegnazione.

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